Le scuole di medicina sono in grado di formare professionisti capaci di rispondere ai bisogni di salute delle persone e delle comunità che andranno a servire? Come rispondono alle sfide che l’epoca della globalizzazione e della complessità pone? Come affrontano il tema della responsabilità sociale?
Rispondendo a queste domande la Rete Italiana per l’Insegnamento della Salute Globale (RIISG) entra nel merito del dibattito innescatosi a livello nazionale sulla formazione medica che ha visto coinvolti la FNOMCeO e la Conferenza Permanente dei Presidenti di Consiglio di Corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia.
In un documento che raccoglie le riflessioni emerse da un confronto partecipato tra professori, specializzandi e soprattutto studenti, la RIISG mette l’accento sugli aspetti etici della professione medica a partire dai quale dovrebbe essere studiata e insegnata la medicina, e sulla necessità di accompagnare lo sviluppo di un pensiero critico e di creare spazi di dialogo e confronto tra saperi, professioni e discipline (paradigma della complessità).
Altri due punti fondamentali sono la riduzione dell’iperspecializzazione dando spazio ad un “nuovo generalismo”, cioè ad un approccio più ampio che veda salute e malattia nel contesto dell’intera vita delle persone, e la responsabilità sociale dei medici, che deve essere data di fronte alle situazioni di crisi, ingiustizia sociale ed emarginazione provocate dall’attuale sistema globalizzato. “Si ritiene che tale responsabilità non sia definita a priori ma debba essere cercata personalmente e contestualmente in un confronto con tutti coloro che hanno sinceramente a cuore tali questioni”.
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